Nugae: Sfoghi di Eco-angoscia.

Postulata la verità più incontrovertibile del ventunesimo secolo: il collasso è inevitabile - come possiamo anche solo reagire ad una prospettiva tanto totale? Se l'annuncio della morte di Dio non ha sortito alcun effetto nella mente di noi europei (se non forse quello di illuderci di potere condannare alle camere a gas qualche milione di persone, di poter pretendere per la propria razza un appezzamento di terra un po' più grande...), forse la dimostrazione pratica si schianterà sulla nostra coscienza in maniera più eloquente, più chiara. Le parole di Nietzsche sono un po' più che mere metafore ormai.

L'abbiamo ucciso – voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strofinare via l'intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? – Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo ancora nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione?

Ebbene, non abbiamo vuotato il mare, ma l'abbiamo inquinato, inacidito fino alla morte. L'intera biosfera marina, il suo delicato equilibrio di fitoplancton e balene, coralli e squali, stanno subendo una completa distruzione di ogni senso naturale immanente. Il Mare, come Umwelt di pesci e alghe, subisce gli attacchi di una forza completamente aliena, la tecnica umana. Non sottovalutiamo la vita non umana - ogni forma di vita "sa il fatto suo" per quanto riguarda la vita, è abbastanza matura per la sopravvivenza. Se l'aria che respiriamo d'improvviso si saturasse di sostanze incomprensibili, diventasse sempre più acida, e tutto ciò rimandasse inevitabilmente alla trascendenza (avesse cause completamente aliene), noi giustamente postuleremmo una divinità crudele. Ecco, questo è ciò di cui il Mare, ad un livello di coscienza soltanto relativamente più primitiva, sta facendo esperienza.

Abbiamo sciolto via la terra dalla catena del suo sole? Peggio: abbiamo incatenato la Terra al Sole con catene di ferro rovente. Il Sole non è un dio, ricordiamocelo: è un mostro di fiamme, una fornace cosmica. La vita sulla terra letteralmente "gioca col fuoco". Ma la vita è abile, la biosfera pre-umana per prima ha sublimato la nostra stella in un dio. Gli alberi, le alghe - loro sono i veri fedeli e i veri sacerdoti del sole. Noi, che abbiamo fatto irruzione su questo pianeta un battito di ciglia fa, siamo i demistificatori. Abbiamo fatto dell'atmosfera una Gaskammern, con pareti di metano e anidride carbonica, il calore solare al posto dello Zyklon B. L'atmosfera non recherà le tracce delle nostre unghia, né di quelle della biosfera intera. Per la verità, molte "tracce" verranno cancellate presto. Dovremo abituarci a nuove coste, nuovi mari, nuovi cieli, più secchi, più aridi.

Si è fatto più freddo il mondo? Peggio. Non solo la temperatura di questa camera a gas che ancora ingenuamente chiamiamo "casa" sta aumentando, in modo vertiginoso, ineluttabile - no, c'è un tipo di "freddo" diverso, un freddo secco, che brucia alla gola e agli occhi, un arsura nauseante. In questo clima i nostri sensi si atrofizzano. Non possiamo più sentire il fetore della carcassa di Dio - ma nemmeno della carcassa del mondo. La Terra non marcisce, ma è in un pieno processo di mummificazione. Che aspetto hanno le mummie dei faraoni? I sarcofagi sono, forse, meravigliosi - ma le mummie... la pelle tirata e sfilacciata, le orbite vuote, i capelli, pochi e deboli, che restano attaccati senza alcuna dignità al capo, i denti piccoli, rosi e gialli... La storia scrive satire di quello che siamo. E la Terra è talmente morta che nemmeno più puzza. Letteralmente. I veleni che abbiamo iniettato nel suolo, al fine di renderlo più produttivo, hanno ucciso i microorganismi, i vermi, gli insetti che fanno di ogni carcassa un vero e proprio limo. Da i corpi in decomposizione liberi, umidi e vivi possono nascere fiori, funghi - gli antichi credevano che le api nascessero dalla viva morte. Le api, tra le creature più sacre della Terra, tra le più pure, le più intelligenti, le più evolute, le più dedite, stacanoviste della Natura... Ma i morti restano morti, aridi, spenti. Le stagioni si confondono, perdono il loro senso, umano e naturale. Non solo l'uomo ha utilizzato la scansione naturale dell'anno, ad esempio nel ciclo dell'agricoltura. Sono innumerevoli le specie animali che fondano la propria vita sui mutamenti regolari del clima: migrazioni, accoppiamenti, nascite - l'intera esistenza animale prospera in un orizzonte di senso a noi solo parzialmente accessibile - orizzonte che stiamo "strofinando via" con una "spugna" chiamata sfruttamento.

Pollution Shrine, View of Budong, the Bund Shanghai, China; pollution level: 168, 27th of May 2014 - Anne de Carbuccia

It felt already dark that morning, a breathable darkness of a pink shade of grey, feeling soft and surreal and muting the sounds. We all wore masks, our muffled exchanges reduced to the essential. By the time I finished my installation it was 4 pm and the city already needed artificial light. I placed a few peonies and breathing masques in the foreground and then decided to rip them all to shreds.

Air pollution is the largest environmental cause of death in the world. Killing over 9 million people a year, fifteen times as many deaths as war and any form of violence combined.


La sacralità immanente della Natura è un'illusione, è vero - la stessa "Natura" è una categoria culturale. Nonostante ciò la distanza tra essa e l'uomo è irrimediabile. La Natura forgia catene alimentari, ecosistemi, dei veri e propri orologi sociali. La violenza che guida le azioni dei singoli predatori, nel sistema più ampio, è una forza organizzatrice. Ogni animale agisce secondo la propria natura e la propria esperienza del mondo, la propria potenza è proporzionata ai propri fini. Nella Natura la μετάνοια non esiste, non v'è giusto mezzo, non v'è alcuna responsabilità, né etica. La Natura non conosce valori, né angoscia, non conosce distruzioni di massa né pace. Vi agisce al contrario un'inconscia List der Natur, un'astuzia che trae da ogni dolore il germoglio della creazione, da ogni piacere una concimazione. L'idea della panspermia non è che un tentativo di render ragione di questa cieca creatività naturale. L'uomo al contrario, agisce al di fuori delle proprie possibilità.

La sua potenza (che porta il nome di tecnica) eccede l'orizzonte della conoscenza e della coscienza umana. Tra gli effetti delle azioni dell'uomo, solo una piccola parte è prevedibile - tutto il resto è soggetto al principio noto come effetto farfalla. Oltre l'orizzonte della certezza, il dominio nostro sulle nostre azioni si muove con sempre minore chiarezza nella dimensione delle probabilità. Questo in tutti i campi: dall'industria alla politica, dall'economia al pensiero. Un nuovo mezzo di produzione sicuramente può portare a maggiori profitti, ma il suo impatto sull'ambiente è sistematicamente incalcolabile. Le elezioni in un paese potranno portare momentanei vantaggi al mercato interno, ma possono destabilizzare intere aree geografiche. O ancora, e soprattutto: un paio di scommesse perse a Wall Street possono condannare alla disoccupazione milioni di persone dall'altra parte dell'Oceano. Persino ogni tentativo compiuto per risolvere la situazione, da insperato miracolo può tramutarsi in catastrofe in maniera del tutto imprevedibile. La potenza tecnica dell'uomo è tale da rendere impossibile una ragionevole responsabilità - o meglio, per lo più l'uomo agisce in maniera irresponsabile. Ciò che l'uomo chiama "libertà" (la tecnica, il capitale, l'impresa...) non appartiene all'uomo, ma si riproduce in maniera autonoma e tirannica. Lo spazio per la vera libertà umana si riduce.

E come si reagisce a tutto ciò?  Ci ricongiungeremo con i nostri cari, posto che riusciamo a sopportare quel senso straziante di distanza che solo l'impotenza d'aiutare crea? Attenderemo la nostra fine celebrando qualche sciocco rituale? Ci uccideremo, considerando che tutto sommato ci saremmo potuti uccidere molto prima, risparmiandoci le inutili angosce che ci hanno tenuto svegli la notte, le inutili attività che ci hanno distratto da quelle angosce stesse? Ci uccideremo, consolandoci di essere l'ultima generazione? Faremo "le 10 cose da fare prima di morire", disconoscendo la verità nella nostra morte, non rispettandoci nemmeno negli ultimi istanti?

O piuttosto cominceremo a mettere da parte provviste, armi, risorse, per mantenere viva insieme ai cari e ai fidati un briciolo di civiltà? Cercheremo di sviluppare nuove capacità di adattamento? Ci sacrificheremo per una causa nuova, più alta, che finalmente porrà non più l'uomo come padrone della Natura, ma gli uomini (ridotti al minimo indispensabile...) al servizio della ricostruzione della Natura innanzitutto, di spaceship Earth - il prosperare dell'umanità dovrà aspettare... Smetteremo di agire insensatamente, direzioneremo le nostre azioni e la nostra violenza come ci aspetteremmo dalla mano di un dio vendicatore, contro coloro che per primi hanno dato fuoco al pianeta? Smetteremo di agire per distrarre lo sguardo dall'abisso che si stende non solo al di sotto dell'uomo, ma al di sotto della Natura stessa, cominceremo finalmente a pensare?

E soprattutto, smetteremo di parlare al futuro?

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